Ciao! Io sono Bianca e questa è Cose dal Web, la newsletter in cui ti parlo delle cose belle che ho scoperto in settimana surfando il web 🏄🏻♀️
Innanzitutto buon anno, spero sia iniziato al meglio ✨
Come sempre, spunto nella tua casella di posta in modo del tutto randomico.
Oggi lo faccio per parlarti di meme, e di quanto siano diventati una cosa maledettamente seria.
Te ne parlo perché l’ultimo dell’anno - in un giorno di ordinaria follia - Elon Musk ha deciso di cambiare il nome del suo profilo su X in "Kekius Maximus”, impostando come immagine del profilo Pepe the Frog in armatura da gladiatore.
Embé?
La scelta di Musk non è stata casuale: nel panorama della cultura di Internet pochi personaggi hanno avuto un impatto così significativo come Pepe the Frog.
Quello che può sembrarti solo un buffo meme ha avuto un ruolo talmente importante da aver portato l’Anti-Defamation League (ADL) a inserirlo nella lista dei simboli d'odio nel 2016, e rappresenta un importante caso studio di come la cultura dei meme possa appropriarsi di immagini qualunque per codificarle e ridistribuirle, con scopi tutt’altro che goliardici.
Ma facciamo un passo indietro.
Le origini
Pepe appare la prima volta nel 2005. Il fumettista Matt Furie lancia il fumetto "Boy's Club", il cui protagonista è una ranocchia antropomorfa verde dal fare spensierato e amichevole. Pepe è un personaggio tranquillo, che trascorre il tempo mangiando snack, giocando ai videogiochi e rilassandosi con i suoi amici.
Furie non aveva idea che la sua creazione avrebbe presto trasceso la sua forma originale e sarebbe diventata un fenomeno culturale globale.
L’esplosione
Negli anni Pepe guadagna sempre più popolarità sul web: da tranquillo personaggio di un fumetto diventa prima uno dei meme più virali di 4chan e Reddit, poi un simbolo cult della cultura di internet.
E così arrivò la destra
I meme sono fluidi e adattivi, e il significato di Pepe in poco tempo cambia radicalmente.
Con un colpo di scena che Matt Furie non aveva previsto, a partire dal 2015 alcuni gruppi dell'alt-right americana iniziano a modificare l'immagine di Pepe per veicolare messaggi razzisti, antisemiti e suprematisti bianchi.
Nello stesso periodo su 4chan stava nascendo un altro fenomeno, che diventerà in poco tempo un importante simbolo per l’estrema destra: il Kekistan.
“Kek-che?!”
Si tratta di una nazione fittizia, creata per satirizzare il politically correct.
Il Kekistan è trattato come un vero e proprio Stato: ha una bandiera, dei cittadini (i kekistani), e un sovrano - o meglio, un profeta: Pepe the Frog.
La bandiera del Kekistan è progettata per imitare deliberatamente la bandiera di guerra nazista: il logo di Kek sostituisce la svastica, il colore verde sostituisce il rosso e il logo di 4chan prende il posto della croce di ferro.
I sostenitori del Kekistan, credono fermamente nella ✨“meme magic”✨, il potere dei meme di influenzare la realtà.
In pratica, le loro convinzioni si basano su due pilastri:
il fatto che la ripetizione e la diffusione di meme possa generare un "karma" o un'energia che influenza gli eventi reali
che i meme non siano semplici immagini divertenti, ma potenti strumenti di comunicazione capaci di plasmare l'opinione pubblica e persino gli eventi politici
E non hanno tutti i torti: nel 2016 Trump condivide su Twitter una caricatura di sé stesso raffigurato come Pepe the Frog, strizzando loro l’occhio.
Anche suo figlio - Donald Trump Jr - condividerà un’immagine raffigurante Pepe insieme a suo padre e ad altre figure conservatrici, per poi dichiarare (alla domanda sull’associazione con i movimenti suprematisti bianchi) di non essere a conoscenza di tali connotazioni e di aver pensato fosse “solo una rana con una parrucca".
Gli utenti di 4chan e altri sostenitori dell'alt right vedono questa coincidenza come un segno del potere dei meme di influenzare la realtà politica, dando ancora più forza alle immagini che si stavano diffondendo.
Nel 2016, in risposta all’appropriazione negativa di Pepe, l'Anti-Defamation League (ADL) lo inserisce nella sua lista dei simboli d'odio, e la campagna di Hillary Clinton pubblica un articolo che descrive Pepe come "un simbolo associato alla supremazia bianca".
Come sempre, il digitale arriva al reale
Col tempo, le bandiere del Kekistan iniziano a uscire dagli schermi, approdando in diverse manifestazioni politiche.
Tra le altre, arrivano a Charlottesville nel 2017 e all'assalto al Campidoglio nel gennaio 2021, portate dai sostenitori di Donald Trump.
So What?
Pepe e il Kekistan, come tante altre storie simili, dovrebbe portarci a riflettere sull’impatto della comunicazione digitale, delle subculture e di contenuti che reputiamo quotidianamente come innocui o di poco conto.
Rappresentano un caso emblematico di come l’estrema destra sia riuscita a sfruttare la cultura dei meme per creare un potente strumento di propaganda, diffondendo messaggi politici in modo virale, subdolo e difficile da contrastare.
Il mix letale
La storia di Pepe è condita con elementi che vediamo tutti i giorni nella comunicazione politica (e che spesso prendiamo sotto gamba), ed è basata su pochi semplici principi:
Ambiguità
La natura apparentemente innocua di un "cartone animato di una rana" è stata la copertura perfetta per diffondere idee sinistre, e ha permesso all'alt-right di veicolare messaggi estremisti sotto una patina di ironia, umorismo e ambiguità intenzionale (modalità che - guarda caso - ricorda, tra gli altri, la comunicazione di Musk pre-elezione di Trump).Adattabilità e viralità
Il dna altamente adattabile dei meme ha permesso una diffusione rapidissima e su larga portata: Pepe è stato costantemente rielaborato e reinterpretato, creando un flusso continuo di nuovi contenuti che hanno mantenuto viva l'attenzione, amplificando enormemente la portata dei messaggi dell'alt-right.Dinamica di gruppo
Il concetto di Kekistan e il culto di Kek hanno creato un subcultura intorno a una sorta di mitologia condivisa, rafforzando l'identità di gruppo e il senso di appartenenza tra i sostenitori dell'alt-right e rendendo nello stesso tempo più difficile per gli esterni comprendere e contrastare il fenomeno.Impossibilità di contrasto
Infine, la natura decentralizzata di queste piattaforme, unita alla natura mutevole e all'apparente innocuità di molti meme, hanno reso difficile controllare o limitare la diffusione dei contenuti, e i tentativi di censura o condanna hanno spesso portato a ulteriori rielaborazioni e diffusioni, facendo - come spesso accade in contesti di questo tipo - un buco nell’acqua.
Insomma, i meme da tempo sono passati da essere semplici elementi perpetuati per divertire il pubblico a una componente fondamentale della nostra cultura digitale, diventando dei potentissimi veicoli di comunicazione.
Ed è una cosa bellissima.
Ma cosa succede quando la possibilità di trascendere barriere linguistiche e culturali, di influenzare opinioni e credenze, di raggiungere milioni (o miliardi) di persone in tempi brevissimi e di creare gruppi coesi, cade nelle mani (o meglio, nelle volontà) sbagliate?
Questo non lo so.
Ma so una cosa: sicuramente niente di divertente.
Bene, per oggi è tutto.
Alla prossima!
Conoscevo la storia ma non così bene. Grazie del prezioso approfondimento alla luce della nuova evidenza data da Elon Musk. 🙏
E non scordiamoci del mondo crypto e di quanto Pepe sia stato coinvolto, volente o nolente, in tutta una serie di memecoin, rugpull e collezioni di NFT che hanno raggiunto ragguardevoli cifre.